lunedì 4 agosto 2008

ECONOMIA MONDIALE: QUALE FUTURO?



A un anno dall'inizio della crisi si va avanti più con stime dei suoi costi che con certezze. E stime precise sono impossibili, perché per l'immobiliare il crollo dei valori e i mutui in protesto continuano a generare perdite. Secondo Bridgewater Associates di Westport, Connecticut, possono arrivare altri 1.600 miliardi di dollari di perdite, a livello globale, metà dal corporate debt e metà dall'immobiliare, e non solo subprime

La Fed ha usato più di due terzi del portafoglio titoli di circa 800 miliardi di dollari per assicurare liquidità. La Bce è stata ancor più generosa, ma con una diversa politica. Il rischio inflazione è molto forte negli Usa. Sulla volata delle materie prime pesa l'anticipazione di inflazione Usa. Il bivio per Ben Bernanke (nella foto) Il presidente della Fed, Ben Bernanke (Bloomberg)è stretto: se alza i tassi peggiora la situazione dei mutui variabili, se li tiene sottozero (tassi reali) genera inflazione.

Il libero movimento dei capitali potrebbe essere a rischio. La crisi potrebbe spingere a un ritorno eccessivo alla regulation. Finché le politiche fiscali non faranno la loro parte lasciando a quelle monetarie la possibilità di combattere davvero l'inflazione, crescerà il rischio che si consolidi il sentimento protezionista. Le recessioni troppo lunghe non aiutano il libero scambio.
La crisi del credito costringerà le banche a svalutare le proprie attività (in gran parte titoli costruiti sui mutui per la casa e altri crediti), per altre centinaia di miliardi di dollari. L'eventuale fallimento di società come Fannie Mae (o semplicemente di banche d'affari e commerciali) innescherebbe un effetto domino incontrollabile.

La crisi del credito sarà acuita dal deterioramento del mercato immobiliare: calando i prezzi delle case e aumentando l'interesse sui mutui a tasso variabile, crescono le insolvenze delle famiglie. A sua volta diminuisce la capacità di spesa dei consumatori e la prospettiva di una recessione, finora evitata, potrebbe riaffacciarsi.

Il quadro si complica con un'inflazione in ascesa (al 5% negli Usa e oltre il 4% nell'area euro) a causa degli aumentati prezzi delle materie prime. Oltre alle conseguenze per l'economia e per i profitti aziendali, gli investitori pretendono un premio per i maggiori rischi. Questo in Borsa si traduce in quotazioni più basse e in un costo del denaro in crescita.

Da ilsole24ore.com

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