mercoledì 25 giugno 2008

Jeremy Rifkin

Jeremy Rifkin è un grande e sicuramente il suo discorso è magnifico.

Pur tuttavia incompleto.

1) Democratizzare l'energia, come lui dice, è un processo che non può assolutamente passare attraverso la politica e i suoi organismi così come li vediamo adesso.
Affidare i nuovi programmi energetici e le relative risorse alle attuali caste vorrebbe dire suicidarsi definitivamente, per l'umanità.
Nel giro di un quinquennio ci troveremmo sopraffatti da un regime di oligarchie che gestiscono tutte le disponibilità energetiche, esattamente come è adesso, ma anzi anche di più perchè non ci sarebbe più nemmeno lo spauracchio (per loro) dell'alternativa.
Quindi il primo passaggio per la rivoluzione energetica del terzo millennio è una evoluzione culturale che porti a considerare le risorse come un patrimonio pubblico inviolabile.
Temo che senza ricorso alla forza questo non sarà possibile, anche se vorrei tanto sbagliarmi.

2) Quello che non mi piace nel suo discorso è il richiamo alle finalità economiche tout-court.
E io invece dico che la svolta può esserci solo se si svincolerà la questione energetica da quella economica...se l'umanità avesse davvero voglia di manifestare una qualche forma di evoluzione in termini di civiltà, dovrebbe saper rinunciare all'utilizzo delle risorse energetiche a scopo economico.

3) Se ci si soffermasse di più a studiare il modo di NON CONSUMARE o consumare meno piuttosto che modellare i dati numerici sull'attuale comportamento energetico dell'umanità, il processo di transizione verso la nuova era sarebbe sicuramente più equo, perchè una richiesta di energia limitata al minimo indispensabile per rendere comoda l'esistenza, scoraggerebbe a monte le speculazioni che hanno afflitto il XX secolo.

Per il resto, un caloroso saluto all'eminente scienziato.

1 commento:

Unknown ha detto...
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