venerdì 20 giugno 2008

Lucio Sergio Catilina

"Ora che il governo della Repubblica è caduto nel pieno arbitrio di pochi prepotenti...a loro, popoli e nazioni pagano tributo.
Noi altri tutti, valorosi, valenti, nobili e plebei, non siamo che volgo, senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura sol che la Repubblica esistesse davvero.
Ma chi, chi, se è un uomo può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che le sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, mentre a noi manca il necessario per vivere? Che essi si vadan costruendo case e case, l'una appresso all'altra, e che noi non s'abbia in nessun angolo un tetto per la nostra famiglia? Essi comprano dipinti, statue, vasellame cesellato; abbattono edifici appena costruiti per ricostruirne altri; ma per quanto dilapidino e maltrattino il denaro in tutti i modi, pure non riescono a esaurire la loro ricchezza con i loro infiniti capricci!
Per noi, la miseria in casa, i debiti fuori, triste l'oggi, spaventoso il domani. Che abbiamo, insomma, se non l'infelicità del vivere? Perché dunque NON VI SVEGLIATE?»"

[Lucio Sergio Catilina - Politico Romano - 63 A.C.]

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